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Le sue iridi lucenti ricordavano il succo di zucca

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Messaggio Da Madama Pince Mar Nov 04, 2014 5:03 pm

Le sue iridi lucenti ricordavano il succo di zucca 2a630is


Per il secondo Contest Letterario 2014-2015, il vostro compito sarà quello di creare una storia dal titolo "Le sue iridi lucenti ricordavano il succo di zucca", di genere drammatico.
Avrete tempo fino al 24 novembre alle ore 23:59. Entro quella data, La storia va consegnata a me tramite mp.
Invitiamo a scrivere una storia conforme al regolamento.
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Messaggio Da Ma_AiLing Mar Nov 18, 2014 8:20 pm

Ho una domanda: i personaggi possono essere inventati? Tipo che per protagonisti scelgo due maghi a caso e non personaggi di Harry Potter o utenti del forum.
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Messaggio Da Madama Pince Mar Nov 18, 2014 9:42 pm

Certo che può, signorina AiLing! le uniche restrizioni sono quelle apertamente specificate!!
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Messaggio Da Ma_AiLing Mar Nov 18, 2014 10:50 pm

Ok, grazie Very Happy
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Messaggio Da Madama Pince Ven Dic 05, 2014 11:51 pm

Ecco i  risultati del secondo contest letterario dell'anno. 

Al primo posto, con 216/240 punti, troviamo *Summer*, che si aggiudica 30 punti e 30 galeoni.
Al secondo posto, con 212/240 punti, troviamo Ma_Ailing, che si aggiudica 25 punti e 25 galeoni. 
Al terzo posto, con 211.5/240 punti, troviamo sevy, che si aggiudica 20 punti e 20 galeoni. 

Al quarto posto, con 194.5/240 punti, troviamo ValeryPotter7, che si aggiudica 10 punti e 10 galeoni.

In attesa del prossimo tema del mese, che verrà pubblicato a breve, ecco a voi gli elaborati dei partecipanti con le relative valutazioni.

Complimenti a tutti!


Summer

Da bambini giocavamo insieme facendo finta di essere dei supereoi. Io avevo la super forza, lui sapeva volare. La mia superforza consisteva nell'alzare i cuscini del lettone dei nostri genitori e scagliarli il più lontano possibile. La sua capacità nel volo invece lanciarsi su di essi saltando dal letto. Ma eravamo bambini e ci credevamo. Sognavamo di essere qualcosa di speciale. Poi a undici anni abbiamo scoperto che lo eravamo davvero. Eravamo dei maghi. Abbiamo ricevuto la nostra lettera insieme. Facevamo tutto insieme fin da quando siamo venuti al mondo. Gemelli. Stesso colore degli occhi, stesso colore di capelli, stessi tratti. L'unica differenza era che io ero una femmina, e lui un maschio. Ma da bambini non si notano queste cose. Entrare assieme a Hogwarts è stata un'altra avventura che abbiamo vissuto assieme. Ed è lì che invece il destino a cominciato a dividerci. Eravamo così uguali, eppure così diversi. Non capivo perché io fossi stata smistata a Grifondoro e lui a Serpeverde. Ci eravamo appassionati a cose diverse. avevamo incontrato amici diversi. avevamo fatto scelte diverse. E adesso eravamo in quel vicolo, nello stesso preciso istante, uno di fronte all'altro a dover fare la stessa scelta. Catturare il sangue del tuo sangue per la fazione opposta. Non riuscivo a decifrare il suo sguardo. Le sue iridi lucenti ricordavano il succo di zucca, come le mie. Una volta ricordavano il giallo del grano, adesso erano oscurate da un'ombra, consapevoli di quello che andava fatto. Il silenzio premeva sulle nostre orecchie, come ad invitarci a parlare, o ad attaccare. Ma io non potevo. La mia scelta si stava lentamente palesando nella mia mente. Non potevo fare nulla. Così aspettavo. Lui aveva rinnegato le sue origini, unendosi a quelli che ci odiavano. Aveva rinnegato se stesso. Io ero fiera di quello che ero, perché era ciò che mi rendeva speciale. Un essere umano normale che improvvisamente era diventato speciale. Non capivo perché alcuni maghi si vergognassero di essere nati babbani. Era ciò che li rendeva speciali. Forse alcune persone non volevano esserlo, voleva solo essere come tutti gli altri. E se mio fratello desiderava questo, io non potevo fare altrimenti che consegnarmi. 
<< Gabriel, attaccami, non farò resistenza>>.
<< Non funziona così. >> la sua voce era ferma, ma io sapevo che era nervoso, me lo dicevano i suoi occhi.
<< E come funziona? Devo far finta di scappare? >> 
<< Non devi far finta, devi scappare!>>
<< Non voglio giocare al gatto e al topo, facciamola finita.>>
Si avvicinò prendendomi per il colletto della camicia.
<< Tu non hai capito, ti ho detto che devi scappare, sul serio.>> quasi digrignava i denti.
<< Non capisco... Ti hanno mandato a prendermi no? Cosa diranno se torni senza di me? Ti faranno del male e io...>> mi mise una mano sulla bocca e mi trascinò in una strada secondaria.
Due mangiamorte ci superarono sulla strada principale, non sembrava ci avessero visti.
<< Devi catturarmi Gab, infondo cosa ti importa? Ci odi no? Non sei più tornato a casa durante le vacanze, non hai più nemmeno scritto a mamma e papà, negli ultimi anni mi hai completamente ignorata, insomma...>>
<< STA ZITTA!>> urlò. 
<< Ecco adesso mi cattureranno loro>> allusi agli altri mangiamorte. Mi lanciò un'occhiataccia.
<< Non posso, non ce la faccio.>> ammise.
<< Perché?>> chiesi.
<< Sei mia sorella.>>
<< Lo ero anche negli ultimi anni...>>
<< Ti ho detto di smetterla, mi sento già abbastanza in colpa.>>
<< E' un inizio. >> dissi facendo uno sbuffo. Sorrise.
<< Allora qual è il piano? Scappare? >> domandai confusa.
<< Si scappiamo. >> disse deciso, anche se non sembrava avesse la situazione sotto controllo.
Percorremmo la strada secondaria all'indietro e poi tutto accadde molto velocemente. Sentii dei rumori, e vidi una luce. Avvertii un forte colpo al petto, come uno schianto, sentii Gabriel urlare e poi il buio.

<< NOOOO! >> urlai con tutta la forza che avevo dentro. Atterrai i due mangiamorte e mi lanciai su di lei sperando che non fosse troppo tardi. La scossi ma non reagiva. Aveva gli occhi spalancati. Le sue iridi ricordavano il succo di zucca, ma non c'era più luce in esse. Erano spente, vuote. Avvicinai l'orecchio al suo petto, silenzio. Assordante e penetrante silenzio. 
<< April...ti prego...>>. Tutto quello che sentivo erano i miei singhiozzi e poi un rumore, un crack.
Qualcuno si era smaterializzato. Erano venuti a prenderla. 
<< Fermo dove sei! Cosa...April!>> una donna si stava avvicinando. I suoi occhi si stavano velando di lacrime. 
<< Tu puoi salvarla vero? Tu puoi... >> la mia voce era spezzata. Come lo ero io. La donna scosse la testa e accarezzò la fronte di mia sorella, poi con il pollice e l'indice abbassò le sue palpebre. 
Mi sentivo senza forze. 
<< Devo portarla via. >> sussurrò la donna. 
No. Non mi sarei staccato da lei. Mai più. Nessuno mi avrebbe separato da lei. 
<< Allora dovrai portarmi con te >>.

Non so perché il destino ci abbia messo davanti a scelte diverse, ma so che io ho fatto le scelte sbagliate. Eravamo identici, eppure così diversi. Pensavo che lei fosse debole, e invece quello debole ero stato io. Era lei che aveva la super forza, ed era sempre lei che mi permetteva di volare. Ma io l'ho capito troppo tardi, l'ho allontanata e poi l'ho persa per sempre. 
<< Papà mi stai ascoltando? >>
<< Si piccola scusami. Dimmi. >>
<< Zia April era bellissima, i cattivi le hanno fatto del male vero? >> la piccola osservava la foto sulla lapide con particolare attenzione.
<< Si...i cattivi le hanno fatto del male >>
<< Ma tu non permetterai che i cattivi facciano male a me vero? >>
<< Mai. Ti proteggerò. >>
<< Ha gli occhi come i tuoi papà, e i miei! Da grande voglio essere come lei, coraggiosa da affrontare i cattivi. >> 
<< Lo sarai di sicuro, April. >>

Valutazioni

-idea della trama: 37/40
-suo sviluppo: 58/60
-sua attinenza alle richieste: 39.5/40
-correttezza grammaticale e ortografica: 25.5/40
-stile: 56/60


Ma_Ailing


Michael si era sentito dire tante volte che i suoi occhi ricordavano l'ambra. Una pietra dura, fredda ma dal colore caldo, un po' com'era lui: un fedele amico che però si trasformava sotto l'effetto della luna piena. E quando l'astro era al centro del suo ciclo, lui diventava spietato, e spariva la gentilezza che spesso lo contraddistingueva. Veniva cacciata via dal folto pelo e dagli artigli che puntualmente apparivano. Non se ne preoccupava molto, dopotutto bastava bere la Pozione Antilupo e restare nascosto in solitudine, ma quella notte era successo qualcosa di inaspettato.
John era andato a trovarlo, e lui l'aveva morso. Aveva appena trasmesso la sua maledizione a un innocente, sempre che non fosse successo qualcosa di peggiore... Ah, sciocco d'un John! Perché proprio quella notte? E perché era stato così sbadato da non controllare il calendario lunare?
Era l'alba ormai, ma il sole non cancellava ciò che aveva fatto: il suo amico era a terra, totalmente incosciente, steso su una chiazza di sangue. Da quanto tempo era lì? C'era ancora speranza?
Ancora in trance, Michael chiamò il San Mungo. I medimaghi arrivarono subito e portarono via il ferito, mentre il licantropo se ne stava immobile su una sedia, lo sguardo assente. Non ricordava cosa fosse successo, ma aveva la piena consapevolezza di esserne il fautore. Ogni tanto un singhiozzo lo sorprendeva e i suoi occhi ritornavano lucidi. Cosa aveva fatto? Non poteva averlo... No, non era possibile! Il corpo di John era intatto, probabilmente aveva fatto in tempo a morderlo soltanto, complice il sole che era sorto velocemente e che con la sua luce aveva sovrastato l'argenteo bagliore lunare. Però l'aveva morso e sarebbe potuto anche non sopravvivere. No, no, NO! I medimaghi l'avrebbero salvato. Ma comunque fosse andata, sarebbe stata colpa sua.
Andò in bagno a sciacquarsi il viso imperlato di sudore. Ma quando si specchiò vide che erano lacrime. Gocce che avrebbe desiderato fossero solo acqua, perchè l'assenza del pianto avrebbe significato che non era successo nulla. Avrebbe significato che aveva ancora un amico.

Arrivò un gufo dall'ospedale: John era entrato in coma, ma c'erano buone probabilità che si svegliasse. Ad ogni modo i suoi parenti non volevano che si avvicinasse.
L'assenza delle lacrime avrebbe significato che non era un mostro.

Stava pulendo in salotto quando sentì un dolore acuto al piede. Era scalzo, e si era appena tagliato con un pezzo di vetro. Raccolse i frammenti di un bicchiere bagnato da un liquido arancione. Sembrava succo di zucca, forse lo stava bevendo John prima di essere assalito. Vide il riflesso del suo occhio destro sul coccio più grande. Sporco com'era della bevanda, sembrava che avesse gli occhi color zucca. "Meglio dell'ambra" si disse. "L'ambra è preziosa, e a me non si addice".

Il giorno dopo si preparò per andare a trovare John. Non gli importava il volere dei parenti, voleva vedere come stava.
Davanti allo specchio vide gli occhi rossi e lucenti per il pianto. Luccicavano come l'ambra, anche se da quel giorno Michael iniziò a correggere tutti quelli che lo dicevano, perché il colore dei suoi occhi era quello del succo di zucca. Le persone sorridevano sorprese da un simile paragone e accettavano questa stravaganza. Ignoravano che Michael voleva semplicemente ricordarsi di essere come quella bevanda: dall'aspetto gustoso, forse, ma in verità dal sapore orribile, come tremendo era ciò che era capitato.



Valutazioni


-idea della trama: 36.5/40
-suo sviluppo: 45/60
-sua attinenza alle richieste: 37.5/40
-correttezza grammaticale e ortografica: 40/40
-stile: 53/60


sevy


Fuori la luna splende fredda e silenziosa.  
Sola nel mio ufficio rigiro fra le mie mani intirizzite dal gelo il calice colmo di succo di zucca. Avrei dovuto prendere del whisky incendiario. Il succo, con il suo arancione intenso, assomiglia così tanto ai suoi occhi che mi sembra di averli di fronte a me, lucenti di gioia e speranza. Chiudo i miei sperando di bloccare ogni immagine delle sue iridi ambrate, senza successo. 
Rivedo il nostro primo incontro. Erano stati i suoi occhi ad attirare la mia attenzione e a catturarla per lunghi attimi. Un errore professionale, ovviamente – avrei dovuto concentrarmi sul suo vestiario, sul suo atteggiamento, sulle sue microespressioni per ricavare un quadro completo della persona. Era questo il mio compito principale: valutare le persone nuove, giudicare il potenziale e l'eventuale rischio che ponevano per noi. Se uno dei miei sottoposti avesse osato distrarsi nel modo in cui l'avevo fatto io, nessuno avrebbe potuto risparmiargli una maledizione Cruciatus. Eppure c'era qualcosa nei suoi occhi che mi costringeva ad osservarli e studiarli; non solo il colore, così inusuale, ma soprattutto la luce che sembrava propagarsi direttamente dalla sua anima. Brillavano, quegli occhi speciali, con tutta la purezza e la sincera gioia che avevo scelto di non conoscere mai. 
Quel giorno lo dichiarai come potenziale recluta. Mentivo, ovviamente. Non c'era nessuno che fosse più distante dal poter essere un membro della mia famiglia adottiva di lui, il ragazzo dagli occhi di zucca. Era l'opposto degli ideali in cui credevano loro, in cui credevo io. In molti sensi, era l'opposto di ciò che ero io proprio in quegli ambiti dove ci somigliavamo. 
Osservava le persone e riusciva a trarre divertimento da questo suo passatempo esattamente come me, ma senza accompagnarlo con la mia sottile vena crudele. Prendeva in giro le persone, ma rideva con loro invece che di loro. Studiava e cercava di sapere tutto del mondo; condivideva le sue conoscenze non come mezzo per esprimere il proprio potere, ma per donare loro il potere di cambiare le cose. 
Iniziai a passare sempre più tempo con lui. Non avevo intenzione di affezionarmi, né di interessarmi particolarmente a lui. Mi incuriosiva così come molti altri oggetti, libri e persone prima di lui. Era un caso da studiare; un caso particolarmente interessante, certo, ma nulla di più. Avevo iniziato seguendo la regola più importante che mi ero posta: non condividere mai nulla sul mio passato, il mio presente e i miei desideri per il futuro. Non so quando né perché, ma avevo iniziato a fare eccezioni. Era successo senza che me ne accorgessi veramente e la situazione mi era sfuggita di mano. 
Ricordo quella sera, mentre eravamo sdraiati sul tetto della Torre di Astronomia. Era la notte di San Lorenzo e il cielo terso era percorso da una moltitudine di stelle cadenti. 
“Hai espresso un desiderio?” mi domandò lui, innocentemente. Aveva il suo solito sorriso e gli occhi di quella calda tonalità sembravano ad invitare alle confidenze. Non mi stava guardando; fissava invece la volta celeste. Scossi la testa anche se lui non poteva vedermi. 
“Mi piacerebbe essere una di quelle stelle,” dissi invece. Non so se stessi parlando a lui o a me stessa, so solo che non avrei dovuto parlare. “Osservare il mondo da distante senza toccarlo o esserne toccata.” 
Lui si voltò e le sue iridi ambrate incontrarono le mie verde smeraldo. 
“Sarebbe un peccato,” commentò, aggiungendo con naturalezza: “Le stelle viste da vicino brillano mille volte di più.” 
Non ho mai brillato in tutta la mia vita e chiunque mi conosca potrebbe giurare che sono ciò che più è distante da una stella. Non so dunque perché presi il riferimento per un complimento rivolto a me, né so perché non mi voltai subito alzando gli occhi al cielo, perché non sbuffai in risposta all'assurdità che aveva appena pronunciato. Mi limitai a fissare l'ennesimo astro che disegnava il suo percorso sul manto notturno, impedendo a malapena ad un sorriso di farsi strada sul mio volto. 
Avrei dovuto capire allora che la situazione era grave. Avrei dovuto accorgermene e andarmene finché ero ancora in tempo. Ripensandoci sono stata estremamente stupida. Non posso impedirmi di pensare, ancora una volta, a cosa avrei detto se la stessa cosa fosse capitata a qualcun'altra. L'avrei accusata – a ragione – di poca assennatezza e di mancanza di giudizio. L'avrei disprezzata. 
Per qualche motivo iniziammo a vederci più di frequente; non ci mettevamo mai d'accordo, ma in qualche maniera finivamo per trovarci nella biblioteca allo stesso momento, per sederci l'uno accanto all'altra in Sala Grande, per percorrere lo stesso percorso sul limitare della Foresta Proibita.  Fino ad oggi. 
Sono passate poche ore: mi sembrano un'eternità. 
“Sei speciale,” mi ha detto, e le sue iridi brillavano con tutta la sincerità di chi ha il cuore puro. “Qualunque cosa succeda, non ti lascerò andare.” 
Volevo sorridere, volevo rispondere come rispondono i protagonisti dei romanzi. Volevo gettargli le braccia al collo come una qualsiasi adolescente, correre con lui fino ai confini di Hogwarts, saltare su un Thestral e sorvolare il Lago Nero sfiorandolo con le dita. Eccetto che avevo compiuto la mia scelta molto tempo prima. Non sono l'eroina di un romanzo; se proprio, sono l'antagonista. 
Quando avevo deciso di entrare nei Mangiamorte avevo guadagnato una famiglia e soprattutto un modo alternativo di vedere il mondo. Avevo imparato a ridere delle debolezze degli altri invece che disperarmi delle mie, a fare ciò che volevo quando volevo per il semplice motivo che potevo. Avevo  appreso a utilizzare ogni potenziale pericolo come un'arma. Avevo rinunciato alla ragazzina che ero prima, semplice, spaventata, alla mercé degli altri. Soprattutto, avevo detto addio per sempre alla parte di me che amavo di più in lui: la sincerità e la passione, la pura gioia che viene dalla meraviglia che suscita ogni dettaglio dell'universo. 
Due mondi così distanti non appartengono insieme. Un giorno, lo so, le sue iridi lucenti di luce pura si spegnerebbero a contatto con la mia oscurità, e io non potrei sopportare di esserne la causa. 
Così adesso siedo qui, con il calice ricolmo di succo di zucca, cercando di decidermi a compiere il passo che devo fare, ripensando a ciò che non avrebbe dovuto essere e a ciò che non potrà essere più. Ho amato tante persone abbastanza da stare con loro anche nelle difficoltà, ma è la prima volta – l'unica – che amo qualcuno abbastanza da andarmene, da abbandonarlo per sempre. 
Finisco il succo in un sorso. Sul fondo del calice rimane una sola goccia, che per un secondo brilla alla luce della candela. Non è una lacrima che si infrange accanto a lei mentre mi alzo. Ho perso il diritto di piangere tanti anni fa, nel momento che il Marchio Nero è stato impresso a fuoco sul mio avambraccio sinistro. 
Mi avvolgo nel mantello ed esco dal mio ufficio, dal castello per l'ultima volta, chiudendo la porta dietro di me con un gesto imperioso della bacchetta. 
Fuori la luna splende fredda e silenziosa.

Valutazioni

-idea della trama: 30/40
-suo sviluppo: 54/60
-sua attinenza alle richieste: 35.5/40
-correttezza grammaticale e ortografica: 38.5/40
-stile: 53.5/60

ValeryPotter7


Un tempo Hogwarts era la mia casa e Corvonero la mia famiglia; ora non lo sono più. Sento gli sguardi ostili e accusatori, sguardi di vili e di traditori, che credevo amici, che mi hanno abbandonato, incatenandomi a un’accusa, seppur falsa, che non min toglierò mai di dosso.
Mi chiamavano “il bello”, “il giusto”, “il bravo”,”l’aquila ruggente”....si, “l’aquila ruggente” ,era quello che preferivo, ora non mi ci soprannominano più. Per tutti adesso sono “il codardo”, “il vile”, “il vigliacco”. Ma il mio nome era ed è sempre stato Elias.
Ero sempre il primo nei compiti in classe e con le ragazze, nessuno mi batteva, tutti mi stimavano, finchè non mi innamorai veramente. E fu grazie a Valery che tutto ebbe inizio, o meglio ebbe fine, ma non voglio attribuire a lei la colpa, perché è forse il fatto che esista che mi da quel poco di forza che mi serve per non crollare. Aveva bruni capelli mossi , sempre disordinati, che le coprivano spesso gli occhi. Odiavo quei capelli,  tenevano all’oscuro i suoi occhi, i suoi occhi nocciola grandi, belli, così semplici da ammirare, eppure così difficili da interpretare. Le sue iridi lucenti mi ricordavano il succo di zucca preparatomi da mia madre al mio undicesimo compleanno. Poverina, non sapeva proprio cucinare, e così il succo era marrone, marrone nocciola, e le era venuto proprio bene perché, chissà come, scambiando gli ingredienti, aveva creato un miscuglio imperfetto ma allo stesso tempo delizioso. Come il suo sguardo. Sembrava nato da uno sbaglio, perché era  diverso, ma magnifico.
L’unico problema era che anche il mio amico James se ne era innamorato. Nonostante questo cercavamo di andare d’accordo e raramente ci capitò di litigare. Fu proprio l’ultima di queste rare volte che mi rovinò la vita.
Eravamo in giro a Hogsmeade, fuggiti da un’ora di punizione, era il giorno prima dell’inizio delle vacanze di Natale. Saremmo dovuti andare a sciare in Italia, insieme a Mark e Josh. Sono loro i traditori. Con me e James formavano il gruppo “Ribelli”. Eravamo famosi in tutta la scuola, perché eravamo quelli “tosti”, “con il coraggio di ribellarsi” i migliori di ogni casa. Mark e Josh erano Grifondoro e Serpeverde e James Tassorosso. Pensavano tutti che fossimo uguali, come se Dio ci avesse creato gemelli , eppure  non lo eravamo. Mark era il bello e il forte , eppure non eccelleva nelle materie dove occorreva usare la materia grigia, Josh era il manipolatore, il più ruffiano ed approfittatore, James il più riflessivo e forse anche il più coraggioso, nel vero significato della parola, ed io il più intelligente e il più ambizioso. Me ne ricordo come se fosse ieri, eppure accade un  anno fa.  E da quel giorno smisi di credere nella gioia della vita. Stavamo correndo per un viottolo della città, tirandoci palle di neve a vicenda e facendo quelle cavolate solite a ragazzi della nostra età. Discutevamo del viaggio , dello studio, degli esami, delle ragazze. E fu questo ultimo argomento che ci portò al fatidico litigio.  Io e James Cominciammo  a discutere di Valery molto animatamente , così vivacemente che tutti quelli che camminavano si voltarono verso di noi. Essendo fuggiti clandestinamente e non avendo intenzione di passare le feste a scuola, considerando i nostri progetti, cercammo di non dare in escandescenza, e per questo ci rifugiammo un vicoletto disabitato . La lite sarebbe finita al più presto se non fosse stato per l’intervento di Mark e Josh. Accidenti mi ero proprio sbagliato nei loro confronti . Dissero che uno studente di Tassorosso non avrebbe mai potuto aver successo in qualcosa e lo derisero. Provai a difenderlo, era pur sempre il mio miglior amico, e ci sarei anche riuscito, se non avessi avuto quella rabbia provocata dalla recente discussione. Dissero che era il più sfigato e lui, si difese come ognuno avrebbe fatto.
Decisero di risolverla con un duello. Il patto era che se vinceva Mark , James avrebbe lasciato il gruppo, e viceversa. Josh era il secondo di Mark e io di James. Quest’ultimo avrebbe certamente vinto, ma non aveva prevenuto la cattiveria di Mark.  Superò il limite quando scagliò il “sectumsempra” verso il mio amico. Josh applaudì beffardo quando chiazze rosse apparvero nel petto di James. Mi sorpresero i loro sguardi, pieni di odio, freddi alla vista del corpo straziato, crudeli. James urlò e loro fuggirono, lasciandomi da solo. Tre ragazze arrivarono dalla via principale. Tra di loro c’era anche Valery. Pensavano fossi stato io. Dopotutto mi avevano visto litigare con lui.  Fui convocato all’ufficio del preside. Rischiai l’espulsione ma mi assolsero da tutte le accuse per insufficienza di prove. Comunque tutti credettero alla versione delle amiche di Valery, e le dicerie furono alimentate gravemente da Mark e Josh. Solo Lei mi credette . Anche i professori cominciarono a valutare i miei compiti in modo troppo pignolo come se non si fidassero più di me. È da un anno che io e Valery siamo fidanzati. Tutti pensano che si sia rovinata la vita, innamorandosi di “uno come me”. James non si è ancora risvegliato, perché ha perso troppo sangue e non riescono a trovare un persona con il suo stesso gruppo sanguigno.
Anche Valery si è fatta prelevare il sangue. Se il mio amico si risvegliasse tutto finirebbe. Lo vado a trovare una volta a settimana. A volte con lei, quando ho bisogno di sostegno, a volte da solo. Piango lacrime amare sopra il suo corpo immobile. I suoi occhi sempre chiusi sembrano così innocenti, come quelli di un bambino piccolo. Chiusi come se si volesse rifugiare da qualcosa che lo tormenta. Lo chiamo varie volte , lui non risponde. A volte penso sia solo colpa mia: se avessi combattuto con lui tutto questo non sarebbe successo, se avessi chiamato prima aiuto non sarebbe qui. E invece ho avuto paura. Nient’altro che paura. È la prima persona che ho conosciuto a Hogwarts , dopotutto avevamo qualcosa in comune se ci siamo innamorati della stessa ragazza. È fuori pericolo, ma chissà quando si sveglierà, come troverà il mondo al suo risveglio , chissà...Una cosa è certa, io ci sarò sempre per lui, e, come adesso, una volta alla settimana verrò qui a piangere per lui, a raccontargli la mia vita, sperando che una parte di lui capisca il mio dolore per quello che ho causato.



Valutazioni


-idea della trama: 31/40
-suo sviluppo: 49.5/60
-sua attinenza alle richieste: 33.5/40
-correttezza grammaticale e ortografica: 32/40
-stile: 48.5/60


Ultima modifica di Madama Pince il Dom Dic 07, 2014 4:39 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio Da *Summer* Sab Dic 06, 2014 11:41 am

Oh mamma O_O Non me l'aspettavo! xD Mi sento in colpa perché l'ho praticamente scritto e mandato senza nemmeno correggerlo T_T Ho dovuto scegliere tra mandarlo subito o non mandarlo affatto perché non avrei avuto più tempo per farlo. Infatti leggendolo qualche giorno fa ho trovato dei sfondoni xD Quindi scusate gli sfondoni xD Prometto che la prossima volta inizierò prima e farò di meglio! Grazie a tuttiiiiiiiiiii  uu
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Messaggio Da NightMagic191 Sab Dic 06, 2014 2:01 pm

Accidenti, sono tutti davvero stupendi!!! Vi siete superate, complimenti! 
Quasi quasi  tristezza
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Messaggio Da Opaleye Sab Dic 06, 2014 7:32 pm

Ecco infatti, perché non hai consegnato??? tze
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Messaggio Da Maggydrake Sab Dic 06, 2014 8:51 pm

Puahahah summy in effetti sei andata male in correttezza grammaticale XD
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Messaggio Da Ma_AiLing Dom Dic 07, 2014 2:42 pm

Gente, che tristezza! tristezza Complimenti a tutte uu
Solo io non riesco a leggere diverse battute nel testo di Summer? scratch
Ma_AiLing
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Messaggio Da Opaleye Dom Dic 07, 2014 4:34 pm

Ah, hai ragione.... Vedo di rimediare...

EDIT: Fatto Wink
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Messaggio Da *Summer* Dom Dic 07, 2014 10:45 pm

25.5/40 mi vergogno xD Prometto che dalla prossima volta mi anticipo e revisiono xD
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Messaggio Da NightMagic191 Lun Dic 08, 2014 1:04 pm

Opal, nob ho avuto proprio modo di partecipare! Sad Ma sono venuti fuori degli scritti stupendi, davvero! Mi sono commossa! Sad
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Messaggio Da sevy Lun Dic 08, 2014 11:45 pm

Complimenti a tutti per i bellissimi testi.
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