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Natale a Nocturn Alley

5 partecipanti

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Messaggio Da Madama Pince Sab Dic 06, 2014 12:01 am

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Per il terzo Contest Letterario 2014-2015, il vostro compito sarà quello di creare una storia dal titolo "Natale a Nocturn Alley", di genere giallo.
Avrete tempo fino al 28 dicembre alle ore 23:59. Entro quella data, La storia va consegnata a me tramite mp
Invitiamo a scrivere una storia conforme al regolamento.
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Messaggio Da *Summer* Dom Dic 07, 2014 10:49 pm

Signora Madama, mi sono tuffata a leggere il regolamento riguardo alla lunghezza dell'elaborato lol 
Badate bene alla lunghezza del tema: non deve essere più corto di 2000 caratteri, spazi esclusi.

Quindi non ci sono limiti alla lunghezza superando tale cifra? Perché per questa storia mi è venuta un'ispirazione, e la storia uscirà fuori bella lunga. Non vorrei tediarvi xD
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Messaggio Da Madama Pince Dom Dic 07, 2014 10:59 pm

Sono contenta che si sia letta il regolamento Razz

Comunque ha capito bene: non c'è un limite di lunghezza superiore, può tediarmi quanto vuole uhuh
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Messaggio Da *Summer* Lun Dic 08, 2014 12:25 am

Ottimo allora prepari gli occhietti Cool
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Messaggio Da NightMagic191 Lun Dic 08, 2014 1:02 pm

Io invece volevo chiedere... Di base de 'essere un giallo, ma puó avere contaminazioni di generi diversi (es. Drammatico, comico, ...)? Grazie! Very Happy
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Messaggio Da Madama Pince Sab Dic 20, 2014 11:10 pm

Innanzitutto mi scusi se le rispondo solo adesso, ma, come sa, l'età avanza e a volte capita di dimenticarmi qualcosa Razz

Allora, il genere di base deve essere giallo. Le contaminazioni di altri generi possono esserci, dipende in che misura. Un giallo che fa ridere o un giallo molto triste vanno benissimo, l'importante è che si capisca che il genere di base è il giallo ehm
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Messaggio Da NightMagic191 Dom Dic 21, 2014 12:04 am

Chiarissimo, Madama Pince! Grazie delle precisazioni! Very Happy
Non si preoccupi, la vecchiaia è un dono (anche se Lei non è vecchia, no di certo! u.u )!
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Messaggio Da *Summer* Dom Dic 28, 2014 2:50 am

Racconto inviato! Mi conferma madama? Ho paura non sia arrivato per la lunghezza D:
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Messaggio Da Madama Pince Dom Dic 28, 2014 11:11 am

Confermo che è tutto arrivato! ehm
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Messaggio Da NightMagic191 Dom Gen 11, 2015 11:48 pm

...Ma'am? Che ne pensa dei racconti inviati? ehm
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Messaggio Da Maggydrake Lun Gen 12, 2015 12:42 pm

Forse quello di Summer era troppo lungo uhuh
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Messaggio Da NightMagic191 Lun Gen 12, 2015 2:14 pm

rotolo Forse si! rotolo
E io che sto combattendo per non scrivere un romanzo intero ogni contest! rotolo
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Messaggio Da Maggydrake Lun Gen 12, 2015 4:21 pm

Davvero?? XD io cerco sempre di farli il minimo possibile XD
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Messaggio Da Madama Pince Lun Gen 12, 2015 5:41 pm

Ecco i risultati del terzo contest letterario dell'anno. 

Al primo posto, con 203/240 punti, troviamo *Summer*, che si aggiudica 30 punti e 30 galeoni.
Al secondo posto, con 192.5/240 punti, troviamo NightMagic191, che si aggiudica 25 punti e 25 galeoni. 
Al terzo posto, con 172.5/240 punti, troviamo Maggydrake, che si aggiudica 20 punti e 20 galeoni. 

In attesa del prossimo tema del mese, che verrà pubblicato a breve, ecco a voi gli elaborati dei partecipanti con le relative valutazioni.

Complimenti a tutti!


Summer

L'ufficio era scarsamente illuminato. Le uniche fonti di luce erano una lampada ad olio posta sulla scrivania, e il bianco riflesso della neve che scendeva fuori dalla sua finestra. Finalmente la giovane vicepreside aveva terminato il suo lavoro e poteva dire che le vacanze natalizie erano cominciate. Ripose le scartoffie in un armadio, spedì l'ultimo gufo e si stiracchiò sulla sua poltrona. Aprì il cassetto dello scrittoio e prese una lettera. La rigirò. Sul retro faceva bella mostra un disegno di un gufo. Sembrava quasi vero tanto era perfetto. Sul davanti invece la lettera recitava:

Cara signorina Smith,
Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
L'anno scolastico avrà inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
Distinti saluti,
Jane Watson

Vicepreside

All'inizio dell'anno erano molte le lettere di ammissione alla scuola che venivano ignorate o rispedite al mittente. Addirittura alcuni genitori babbani mandavano lettere di insulti e proteste. Non tutti volevano frequentare Hogwarts e non tutti potevano permetterselo. Ma perché rispedirla indietro con quel disegno? Senza scrivere due righe, magari il motivo per cui la banbina non poteva frequentare la scuola. La curiosità era attanagliante, ma aveva dovuto adempiere a molti impegni in quei mesi. Non per nulla era la più giovane vicepreside di Hogwarts nella storia! Voleva fare un buon lavoro e non si era mai tirata indietro davanti a nessun impegno. Adesso però aveva del tempo libero durante le vacanze natalizie, e poteva sfruttarlo. Prese la busta della lettera e la rilesse ancora una volta:

Sig.na B. Smith.
Orfanotrofio Nomen Nominandum, 
7, Notturn Alley. Londra.

Di solito gli orfanotrofi desideravano liberarsi dei bambini. L'indomani sarebbe andata di persona. Spense la lampada e si recò a letto sbadigliando.

Si svegliò di buon mattino, fece colazione e prese un sacchetto con dei biscotti natalizi da portarsi dietro. Uscì dal portone della sala d'ingresso e una ventata bianca la investì facendole provare un brivido. Almeno aveva smesso di nevicare. Si strinse nel cappotto per ripararsi dal vento e oltrepassò i cancelli della scuola, dopodiché si smaterializzò. 
L'oste del paiolo magico la salutò molto calorosamente. Ordinò una cioccolata calda per scaldarsi le ossa e poi riprese il suo cammino. Notturn Alley non le era mai piaciuta, come del resto a tre quarti del mondo magico. Era un quartiere povero, sporco e oscuro. Nel percorrere la via in cui era situato l'orfanotrofio si sentì afferrare un braccio con forza. La bacchetta scattò nella sua mano e la puntò nel centro della fronte di una signora molto anziana. 
<< Vo- volevo solo una moneta signora >> la vecchia aveva tutti i denti marci e un alito fetido. La donna rovistò nelle proprie tasche e le diede una falci, accompagnata da un'occhiataccia. L'anziana ringraziò e si allontanò a ritroso, evidentemente spaventata. No, Notturn Alley non le piaceva per niente. Trovò l'edificio qualche decina di metri più avanti. Era tanto grande quanto fatiscente. La facciata, che una volta doveva essere stata bianca, era grigia e pezzi di intonaco penzolanti sventolavano grazie al vento di quella fredda giornata. Salì i cinque alti scalini raggiungendo la grande porta verde scuro. La dicitura col nome dell'edificio era posta sulla destra di essa, su un'insegna sbiadita. Tirò il pesante anello che usciva dalla bocca di un gargoyle e bussò tre volte.
Ad aprire fu una donna molto minuta. Indossava un grembiule macchiato su una divisa completamente nera. I suoi occhietti neri fissarono la sconosciuta << Desidera? >> 
<< Sono Jane Watson, vicepreside di Hogwarts, sono qui per federe la signorina Smith. >> si presentò la donna.
La cameriera annuì e le fece segno di entrare. << Vuole adottarla? >> chiese poi. 
<< Ehm, no. Vorrei parlarle. >> Come pensava, negli orfanotrofi non vedevano l'ora di dare in adozione i bambini. Per fini nobili, o per liberarsi di loro, non poteva dirlo.
<< Le chiamo la direttrice, nel frattempo di accomodi. >> le indicò una poltrona viola, con evidenti macchie di muffa e bruciature. Si accomodò e attese. Dalle scale superiori si udirono delle voci. 
<< Se ti dico che è mio, è mio! >> un bambino fece capolino dalla sommità della scala. Seguito da un'altra bambina.
<< Lo so, ma visto che ci giochi ogni giorno, potresti anche prestarmelo una volta! >> lo rimproverò quest'ultima. 
Scendendo le scale notarono la donna. Si ricomposero e scesero lentamente. 
<< Va bene, ma quando te lo chiedo me lo ridai, ok? >> La bambina sorrise e annuì. 
Si fermarono nell'ingresso a guardare la donna. << Ciao. >> li salutò lei cercando di non apparire invadente. La bambina le fece un saluto con la mano mentre il bambino cercava di lisciarsi il vestito un po' in imbarazzo. In effetti i vestiti lasciavano molto a desiderare. Erano consumati e rattoppati. 
Un'altra voce arrivò dalla scalinata, di un adulto stavolta, una donna. I bambini si scambiarono uno sguardo e corsero velocemente verso una porta, sulla destra, sparendo dietro di essa.
<< Fa con comodo Wanda, ma fa più presto che puoi. Ah e portaci due tazze di tè. Va bene il tè signorina Watson vero? >> La donna fece la sua comparsa sulla sommità delle scale dove prima erano apparsi i due bambini. Era grossa, alta, ricordava un po' un armadio. 
<< Va benissimo, grazie. >> la vicepreside rispose scattando in piedi. 
<< La prego mi raggiunga, ci accomoderemo nel mio ufficio >>. 
Jane salì le scale e la raggiunse stringendo la mano che la donna le aveva teso.
<< Sono Margaret Nixon, direttrice di questa struttura. La vicepreside di Hogwarts in persona chi l'avrebbe mai pensato >>. Jane fece un sorriso un po' spaesato e la seguì nel suo ufficio. Si accomodarono. 
<< Dunque...Bonnie Smith ha detto? >> prese alcuni fascicoli << La senza-lingua. >>
<< Non parla molto? >> chiese la vicepreside. 
<< No no, proprio non ha lingua, zac! >> fece il gesto della ghigliottina.
La donna spalancò la bocca e gli occhi. Se ci fosse stato qualche altro organo sulla faccia da spalancare per lo stupore lo avrebbe fatto. << Che cosa??? Ma... quando è successo? E perché non le avete dato una pozione? >> domandò sconcertata.
<< Quel tipo di pozioni costano molto signorina, non posso togliere a quei bambini quel poco cibo che ricevono. Ho dovuto scegliere se darle la lingua o farla mangiare. >> ammise la donna, nella sua voce c'era una nota di tristezza. Doveva essere molto difficile gestire un posto del genere.
<< Potrei farla io >> si offrì. << La bambina...non sa scrivere? >> aggiunse poi sfogliando la cartella.
La donna scosse la testa. << E non ha voluto imparare. Non fa altro che disegnare tutto il giorno e l'unica persona con cui interagisce è Violet, la sua compagna di stanza. >> spiegò.
<< Capisco... >> adesso iniziava a spiegarsi un po' di cose. La cameriera entrò portando il tè servito in una teiera crepata e incollata. Le tazzine erano spaiate. Lo sorseggiò e non poté nascondere che fosse buonissimo. La direttrice sorrise. << Il nostro cuoco, renderebbe squisito anche un secchio della spazzatura. Per fortuna riesce a fare cose buonissime anche con i pochi ingredienti che possiamo permetterci. >> si vedeva che ne era molto fiera.
<< Non avete dei benefattori? E il ministero come contribuisce? >> chiese Jane finendo il tè.
<< Il ministero ci passa un fisso mensile, ma non basta per tutto, per il necessario diciamo di sì. Abbiamo dei volontari e qualche benefattore...si fa quel che si può. >> la direttrice si strofinò le mani e Jane non potè non notare i molio anelli che indossava. 
<< Capisco >> ripetè << Posso vedere la bambina adesso? >> domandò. La donna annuì. 
<< Wanda, per favore, puoi accompagnare la signorina Watson nella stanza della bambina? >>.
La cameriera annuì. << Da questa parte, madame >>. Jane sorvolò sull'appellativo e seguì la donna ringraziando la direttrice.
La struttura era degradata in alcuni punti, se non fosse stata così lasciata a se stessa sarebbe stata molto bella. Ma era pulita, su questo non c'era dubbio. Wanda faceva un ottimo lavoro date le circostanze. Percorse un corridoio sullo stesso piano, a sinistra. La cameriera bussò alla prima porta, ancora una volta sulla sinistra. Da essa fece capolino una bambina con un caschetto nero corvino. Guardò la donna, poi la cameriera alzando un sopracciglio. Sembrava molto sveglia. 
<< Questa è la signorina Watson, vuole parlare con Bonnie, >> spiegò spiccia la cameriera prima di voltare i tacchi e andare via. La bambina squadrò la donna. << Sei quella della lettera. >> disse poi aprendo la porta completamente per lasciarla entrare. 
<< E tu sai leggere. >> constatò Jane. La bambina sorrise. 
La camera era di grandezza media, c'erano due letti singoli, due comodini, uno scrittoio e due sedie. Un grosso armadio era posto al lato della stanza. Alla scrivania era seduta un'altra bambina, capelli castani lunghi, occhi verdi. Era intenta a disegnare qualcosa, ma ora la stava guardando in forte imbarazzo. 
<< Io sono Violet >> esordì la bambina che le aveva aperto la porta << Bonnie è lei, è molto timida.>> concluse poi sedendosi su uno dei letti. 
<< Piacere di conoscere entrambe. Io sono Jane. >> sorrise. Si frugò nelle tasche ed estrasse il disegno. << Questo lo hai fatto tu? >> chiese poi a Bonnie avvicinandosi alla scrittoio. << E' bellissimo. >>
Ciò fece colorare le guance della bambina di un rosso pomodoro. Violet rise. 
<< Lo ha fatto quella sera! Un gufo è arrivato alla nostra finestra con quella lettera, io l'ho letta. Mi ero offerta di scrivere una risposta dicendo che noi i soldi non ce li abbiamo mica per frequentare quella grande scuola, ma lei non ha voluto. E così mentre il gufo aspettava un biscotto lei ci ha fatto un disegno e te lo ha mandato. >> alla bambina piaceva molto parlare, non perfettamente ma a questo si poteva rimediare. Se non altro compensava il silenzio dell'altra, ed era generosa di informazioni. 
<< Ho portato dei biscotti, ne volete? >> la donna estrasse il sacchetto dalla tasca e ne prese lei stessa uno, addentandolo, per dimostrare che si potevano fidare. Violet ne prese subito uno, mentre Bonnie si avvicinò con cautela, per poi andare subito a sedersi di nuovo. Anche Jane si accomodò sull'altro letto.
<< Allora...Bonnie ha undici anni, e tu Violet? >> chiese alla bambina.
<< Dodici signora. Sono qui da due anni Bonnie invece è qui da quando ne aveva sei.>> 
<< E sai leggere e scrivere >> la bambina annuì. 
<< E so far di conto meglio di un adulto. >> aggiunse fiera. Bonnie fece uno sbuffo di riso. Violet la fulminò con lo sguardo. << Non le badi, mi prende in giro perché sono cresciuta facendo la ladra, ed è per questo che coi conti sono un asso >> spiegò la bambina semplicemente. 
<< O...k. Se non altro sei sincera. >> ammise Jane non trattenendo una risata. Le bambine risero con lei. 
<< Sentite...ho una notizia da darvi. Posso far ricrescere la lingua a Bonnie >> la buttò lì senza fronzoli. 
Bonnie la guardò con occhi sbarrati, e poi si voltò a guardare Violet che aveva pressoché la stessa espressione. 
<< Tu, cioè, no. Ma dici sul serio? E' fantastico! Sai fare molte magie vero? Sei potente. >> Violet era in piedi e straparlava per l'eccitazione. Adesso stava saltellando prendendo tra le sue le mani di Bonnie ed entrambe ridevano. 
<< Ho bisogno di alcune informazioni però, e devo dare un'occhiata.>> Indicò la bocca della bambina. Bonnie annuì e si avvicinò timida. Poi aprì la bocca, arrossendo. Violet provvedeva a fornire informazioni. << Allora l'ha persa circa sei mesi fa, improvvisamente ci siamo svegliati e non ce l'aveva! Incredibile. Non sappiamo chi sia stato né come sia successo, lei non ricorda niente di niente. Non è stato un grande cambiamento perché comunque lei non parlava molto nemmeno prima, sai la timidezza. Però senza lingua...>>.
La donna terminò di esaminare la bambina. Doveva aver subito un forte trauma, povera piccola. La lingua era stata tagliata con un incantesimo, quindi chiunque fosse stato era un mago, e sapeva come usare una bacchetta.
<< A voi è permesso fare magie? >> chiese Jane. Le bambine diventarono tristi, e Violet si ammutolì, miracolosamente. 
<< No. Noi non possiamo fare magie, non ci è permesso nemmeno tenere una bacchetta o maneggiarla. A volte a quelli più grandi insegnano qualche magia, di quelle semplici, ma lo stesso non può tenere la bacchetta poi. >> era evidente che la cosa le faceva soffrire molto. E a buon ragione. La donna annuì. << Bene, ho tutte le informazioni che mi servono. Per fare la pozione mi occorreranno tre giorni. E ci vorrà una notte per farla ricrescere. Ma sarà un po' doloso...te la senti Bonnie? >>, La bambina annuì con così tanta forza da farsi male il collo. Cominciarono di nuovo a saltellare e urlare. Improvvisamente la porta della camera si aprì.
<< Cos'è questo baccano? >> . Un adolescente con sguardo severo era apparso alla soglia. Capelli neri e occhi azzurri, che i quel momento sembravano blu notte. Jane si alzò.
<< Direi che è buona educazione bussare, prima di entrare in una stanza. >> il ragazzo la squadrà con espressione ancora più severa. << E tu chi sei? >> le chiese.
<< Di bene in meglio...>> mormorò Jane << Sono Jane Watson, vicepreside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. >>. Il ragazzo le lanciò uno sguardo d'odio. 
<< Farà ricrescere la lingua a Bonnie, Jeremy non essere così cattivo! >> disse Violet. 
Il ragazzo guardò prima le bambine e poi la donna. << Tempo due giorni e si sarà stancata di voi. >> uscì sbattendo la porta. “ Wow” pensò Jane. << Che cos'ha che non va?>> chiese poi.
<< Lascialo perdere signora, è arrabbiato da mesi ormai. Sta per compiere 17 anni. >>
<< E non è contento? >>. La bambina scosse la testa. << Qui non si ospitano maghi maggiorenni, appena compirà 17 anni dovrà andarsene, e non avrà più un posto dove stare. >> spiegò.
<< Oh... >> Jane non riuscì a dire altro. Tutto ciò era molto triste. Doveva fare qualcosa, ma cosa? Non aveva molti soldi. 
<< Sentite, da domani verrò ogni giorno, e studierete con me. Tu Bonnie, imparerai a leggere e scrivere. Violet migliorerà la sua grammatica. Poi inizieremo a studiare le materie magiche. Che ne dite? >>. Le bambine erano letteralmente a bocca aperta. Cominciarono a urlare e saltellare sul letto. << Lo prendo come un sì >> rise Jane. Si congedò dalle bambine e uscì dalla stanza. Il ragazzo era in corridoio e stava chiacchierando con un uomo alto, con due baffi alla francese. L'uomo indossava un camice bianco e un cappello dello stesso colore. Doveva essere il cuoco, almeno questo sembrava dalla divisa. L'uomo la guardò con curiosità. 
<< Chiedo scusa... dovrei raggiungere l'ufficio della direttrice e non sono molto brava ad orientarmi in posti che non conosco. >> esordì Jane. 
<< Sono certo che Jeremy l'accompagnerà con piacere, io devo scappare nelle cucine. Col vostro permesso madame. >> l'uomo sparì mettendosi a posto il cappello, Jane notà che gli mancava un orecchio. I due restarono quasi un minuto a guardarsi, l'uno con sguardo arcigno, l'altra di sfida. 
<< Andiamo. >> disse poi lui spazientito. Camminarono in silenzio, un silenzio carico di tensione, finché Jane non decise di romperlo. << Non sparirò dopo due giorni sai, non sono il tipo. >>
Il ragazzo non le rivolse nemmeno uno sguardo.
<< Dicono tutti così, all'inizio. >> disse poi sprezzante. Jane sospirò. Doveva aver vissuto qualche brutta esperienza, forse più di “qualche”. Ma lei non si arrese. << Anzi, proprio da domani inizierò a studiare con le ragazzine, se vuoi imparare qualcosa, sai dove trovarci. Studieremo anche cose magiche! >> gli disse ammiccando mentre bussava alla porta dell'ufficio della direttrice. Non le sfuggì il lampo di curiosità negli occhi di lui. Jeremy fece un ringhio e andò via. Jane rise. La direttrice sembrava essere combattuta tra sentimenti contrastanti, ma quando Jane le spiegò che avrebbe coperto lei ogni spesa di questa iniziativa sembrò molto sollevata. 
Sapeva che quello che si era presa era un grande impegno, ed era decisa a rispettarlo. Non poteva restare indifferente a quello che aveva visto. Come prima cosa sarebbe tornata ad Hogwarts per cominciare a preparare la pozione per la piccola Bonnie. Dopo avrebbe inviato una lettera al ministero, proponendo alcune idee che aveva sulla questione. Si strinse nel cappotto e fece un grosso sorriso alla vecchia barbona che prima le aveva chiesto una moneta. L'anziana donna la guardò ancora un po' timorosa. Jane rise. Questo Natale sarebbe stato diverso dagli altri, ne era certa. 

*
Il primo giorno era stato un misto di emozioni. Bonnie aveva cominciato le sue lezioni di scrittura, che per ora consistevano nel copiare le lettere. Non poteva ancora pronunciarle ma nel giro di un'ora conosceva già tutte le lettere dell'alfabeto. Ogni singola lettera chiesta a voce da Jane, lei l'aveva prontamente scritta sulla pergamena. Così erano passate a formare qualche parola. Jane aveva portato piume, pergamene, libri e colori. Violet era intenta a scrivere un tema. Ce la stava mettendo tutta, lo si poteva notare da quanto fosse concentrata. Jeremy non si era fatto vedere invece. Ma Jane era fiduciosa. Con la pozione stava andando tutto liscio, aveva cominciato la prima fase della preparazione. Mentre stava correggendo gli errori grammaticali di Violet con dell'inchiostro rosso, delle urla nei corridoi attirarono la sua attenzione. Disse alle bambine di continuare e raggiunse i corridoi dove trovò una piccola folla, tra cui i due bambini visti il giorno prima sulla scalinata e Jeremy. Una bambina era in lacrime. 
<< La mia trecciaaaaa! >> stava mugolando singhiozzando. 
Jane si avvicinò a Jeremy per chiedere cosa fosse accaduto. << Qualcuno le ha tagliato i capelli mentre dormiva, uno stupido scherzo >> spiegò il ragazzo. Jane lo guardò incredula. << Qui sono cose che succedono... Sei sconvolta? Per una treccia? >>. Stavolta, lo guardò in malo modo. 
<< E' una cosa orribile da fare, e senza uno scopo. >> Jane pensava alla sua lunga chioma, che anche lei usava spesso portare in una lunga treccia. Era davvero una cosa orribile da fare ad una bambina. << Lo scopo? Un dispetto. Magari avrà preso un gioco a un altro bambino e lui si è vendicato. Te l'ho detto, normale amministrazione >>. Jane gli riservò un'altra brutta occhiata. Così lui prese un bambino in braccio e andò via. << Andiamo Michael, le donne sono troppo sensibili per i miei gusti. >> 
La vicepreside si avvicinò alla piccola, con gli occhi degli altri bambini puntati addosso. 
<< Ciao, perché piangi? >> le chiese sedendosi sul pavimento accanto a lei. La bambina la guardò timorosa. I due bambini della scalinata si scambiarono uno sguardo d'intesa e si sedettero insieme a loro. Jane fece loro un gran sorriso di gratitudine. << Pe-perché hanno rubato i miei capelli!>> rispose la bambina singhiozzando. << Ma ricresceranno ancora più belli, e poi anche così sei molto carina, vero?>> si rivolse ai due bambini. I due annuirono subito. << La signora dorata ha ragione Cecyl, ricresceranno.>> esordì la bambina. << Anche io li ho tagliati qualche volta e sono sempre ricresciuti >> finì. La piccola sembrava un po' rincuorata. << Mi piaceva pettinarli>> confidò tirando su col naso. << Se vuoi puoi pettinare i miei >> propose Jane. La bimba scattò in piedi per ammirare i lunghi capelli della donna. << Davvero? Sono lunghiiiiiissimi!>>. Jane rise. 
<< Cosa sta succedendo qui?>> Wanda portava un vassoio e li stava guardando con sospetto. Jane spiegò in breve la situazione e le chiese se poteva vedere la direttrice. 
<< In questo momento la signora Nixon è occupata col signor Thompson, madame.>> 
<< Il signor Thompson? >> chiese << E chi è? >> sapeva di essere un po' troppo impicciona.
<> spiegò invece Wanda semplicemente. Quindi era uno dei benefattori di cui parlava la direttrice il giorno prima. Ringraziò la cameriera che si congedò. Poi si rivolse ai due bambini. 
<< Com'è questo signor Thompson? >> domandò. A rispondere fu il maschietto. << Ci porta sempre dei giochi! E anche le cioccorane, così possiamo scambiare le figurine. L'altro giorno gli ho dato Godric Grifondoro per Harry Potter! Lui ne aveva due così ho fatto a cambio.>> raccontò. Jane rise. L'uomo doveva essere davvero gentile. Era una fortuna trovare ancora gente così in giro. 
<< E invece voi due come vi chiamate? >> chiese poi arruffando i capelli di lui in un gesto affettuoso. << Io sono Sam >> disse lui arrossendo un po' << e lei è mia sorella Anna>> 
<< Siamo gemelli>> aggiunse la bambina. << Beh allora, Anna, Sam e Cecyl piacere di conoscervi, io sono Jane.>> tese loro la mano. Cecyl invece la abbracciò. Tornò da Bonnie e Violet che la stavano aspettando curiose di sapere cosa fosse accaduto. 
<< Jeremy ha ragione, i bambini rubano cose agli altri, e non è raro che si azzuffino e si facciano del male >> ammise. Jane scosse la testa << Non è un bell'ambiente in cui crescere...>> le disse. La bambina non trovò altra risposta se non scrollare le spalle. 

Il giorno dopo Jane arrivò all'orfanotrofio con una bella borsa piena di regali. 
Una bambola con lunghi capelli per Cecyl, che poteva pettinare tutto il giorno. Un trenino per Sam e un orsetto per Anna. Un libro di fiabe per Violet e dei carboncini per Bonnie. Distribuì altri giochi agli altri bambini che accettarono con gioia questa donna sconosciuta. 
<< Meglio della signora Mac e i suoi dolci ammuffiti! >> disse un bambino di circa 9 anni. Violet spiegò a Jane che la signora Mac era una donna che veniva a fargli visita qualche volta portando dei dolcetti fatti da lei. Un'altra benefattrice. 
<< Viva la signora dorata! >> esclamò una bambina. Inutile dire che ormai quel nomignolo era sulla bocca di tutti. Incolpava i gemelli di questo. Jeremy avanzò verso di lei con il bambino piccolo del giorno prima nascosto dietro le sue gambe. << Vuoi un giochino anche tu Jeremy? >> chiese divertita. << Che spiritosa... >> disse lui facendole una smorfia << Il piccolo Michael si chiede se c'è qualcosa anche per lui >>. 
<< A Michael piacciono le costruzioni? >> chiese lei rivolgendosi al bambino piccolo. Poteva avere 4 anni. Il piccolo annuì. << E allora eccole qui! >> disse porgendogliele. Al bambino brillarono gli occhi. << Grazie! >> urlò e andò a sedersi su un tappeto aprendo la confezione. 
Jane si fermò ad osservare Jeremy. << Oggi ti aspetto a lezione.>> il ragazzo sbuffò. 
<< Che senso ha? >> chiese arrabbiato. Lei non smise di fissarlo. Quella mattina aveva ricevuto la lettera che stava aspettando. << Tu vieni. Poi il senso lo capirai. >>. Il ragazzo la guardò sospettoso, poi si allontanò. Quella lettera sarebbe stata una svolta nella vita del ragazzo. 
Più tardi arrivò anche la signora Mac con i suoi dolcetti. Jane ne assaggiò uno, erano commestibili, ma non erano una grande delizia. Non potè non dare ragione ai bambini. Ma Jeremy non si presentò nemmeno quel giorno o quello dopo. Quel giorno, un altro ragazzino di 13 anni si aggiunse alla sua “classe”. Si chiamava Cody. Gli altri bambini erano tutti più piccoli e al di sotto degli undici anni. Jeremy non si presentò nemmeno quel giorno. Peccato, quel giorno avrebbero iniziato a fare qualche piccolo incantesimo. Jane aveva portato delle bacchette usate che aveva preso da Olivander. Non sarebbero state perfette, ma sarebbero servite allo scopo. Cody era molto bravo. Bonnie lo guardava rapita. Purtroppo lei non poteva ancora pronunciare gli incantesimi. Ma quel giorno era vicino. I tre giorni erano passati e la pozione era pronta. Avevano deciso che Jane sarebbe rimasta a dormire con loro quella notte, in modo da aiutarla in caso di complicazioni. 
<< Aspetta che racconti a Jeremy quello che mi hai fatto fare oggi, e vedrai come te lo ritrovi qui in ginocchio domani! >> esclamò Cody a fine lezione. Jane gli sorrise. << Però non facciamo girare la voce...non credo che alla direttrice faccia piacere. >> lo avvisò. Il ragazzo si passò la mano sulla bocca come per chiudere una zip invisibile. << Voi andate a cena, io vado a prendere la pozione, ci vediamo dopo >> le salutò. Si sentiva emozionata, dopo quella notte Bonnie avrebbe ricominciato a parlare. Avrebbe potuto pronunciare gli incantesimi. Mise la pozione in una bottiglietta e la sigillò. Prima di uscire da Hogwarts si recò all'esterno per prendere un pensierino per Jeremy. Questo forse l'avrebbe convinto, o almeno così sperava. Quel ragazzo sembrava essersi arreso all'infelicità. Ma lei aveva la chiave per far cambiare tutto. Arrivò all'orfanotrofio. Wanda le aprì il portone principale. Lo stomaco di Jane brontolò. Lei arrossì. Nella foga di preparare tutto si era dimenticata di cenare. Wanda rise. << Venga con me, madame. Il signor Blossom sarà molto lieto di prepararle qualcosa.>>. Così la seguì nelle cucine. Erano due piccoli locali, ma come sempre molto puliti. Il signor Blossom non aveva ancora cenato, come Wanda, e così preparò un piccolo tavolino dove mangiarono tutti e tre. Chiacchierarono allegramente. Wanda sembrava molto a suo agio in compagnia del cuoco, e risultava persino più simpatica. 
<< Mi chiami Gordon >> disse lui servendo del dolce. << Solo se lei mi chiama Jane >> sorrise la vicepreside. Poi continuò << Lei conosce molto bene Jeremy? >> L'uomo annuì. 
<< E' un bravo ragazzo, sembra duro ma in realtà è uno dei ragazzi più generosi che siano mai passati di qui. Non so proprio come faremo quando se ne andrà. Sa che è stato lui a soccorrermi quando mi hanno trovato svenuto in corridoio, con l'orecchio sanguinante. O meglio senza orecchio! >> l'uomo rise forte arricciandosi i lunghi baffi. << Se avesse studiato sarebbe diventato un auror o un guaritore perché no? Sta bene? Beva un po' d'acqua! >>. Jane si stava soffocando con il dolce. << L'orecchio! E' successo qui? >> chiese poi una volta ripresa con voce strozzata. L'uomo le raccontò dell'accaduto tra una risata e l'altra, era un uomo molto gioviale. Per Jane era tutto un po' inquietante... Notturn Alley sembrava uno di quei quartieri malfamati dei paesi babbani. Delinquenza, maleducazione, aggressioni. Ma il fatto che accadessero in un orfanotrofio, tra bambini innocenti, era inaudito. Si congedò dai due e raggiunse la camera di Jeremy, guardandosi alle spalle ad ogni piccolo rumore, dandosi poi della stupida. Jeremy in persona aprì la porta.
<< Che cosa vuoi? >> chiese con la sua solita gentilezza. Jane nascondeva il regalo sotto il suo lungo cappotto. << Mi porti in cortile? >> gli chiese. Il ragazzo alzò un sopracciglio. << Se ubriaca o cosa? >> le chiese. << Cosa >> rispose lei con un grosso sorriso. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. Dopo un po' di insistenza, cedette. Una volta arrivati il ragazzo si sedette su uno scalino, sulle scale posteriori. << Cosa vuoi fare? Piantare fiori? >> disse ironico. 
<< Voglio cavalcare. >> disse lei semplicemente. Il ragazzo la guardò come se fosse pazza. 
<< Cavalcare? >>. la donna annuì. Poi da sotto il cappotto fece capolino un manico di scopa. Jane montò sulla scopa e con una piccola spinta fu in volo. Anche da lassù poteva vedere la bocca spalancata di Jeremy. Fece un breve giro e poi atterrò davanti a lui. << Vuoi provare? >>. Il ragazzo era sbalordito. Annuì ma poi si ritrasse. << NO! Perché sei così? Perché non mi lasci in pace?? >> urlò. Anche Jane urlò. << E tu perché non vuoi volare, non vuoi fare magie? Perché non hai questi desideri? >>. Il ragazzo strinse i pugni. << Perché è tutto inutile! Sarebbe solo assaporare qualcosa che non potrò mai più avere! Tra qualche mese dovrò andarmene e sarò solo! Non sarò nessuno, non avrò niente! I miei sogni non contano niente! >> tremava di rabbia e gli occhi erano diventati lucidi. Quando Jane parlò la sua voce era calma. << Ti sbagli. Tu ti diplomerai. Volerai, farai incantesimi, diventerai un guaritore o un auror o qualunque cosa tu voglia diventare. >> Lo sguardo della donna era fiammeggiante. << Ma come...ho quasi 17 anni e non posso permettermi...>> si fermò, la voce suonava stanca, debole. << Ti diplomerai a Hogwarts, da studente esterno. Ti insegnerò io. Ai tuoi esami sarà presente accanto a me un funzionario del ministero. Ma dovrai impegnarti molto, dovrai studiare molto. Devi recuperare sette anni in due, tre, quattro anni, questo poi dipende da te. Ti arrangerai con cose usate, come poi è questa scopa dall'altra parte. Una scopalinda della scuola, nulla di che ma non male.>> la donna sorrise. << Ho organizzato tutto col Ministero della Magia, dovevo fare qualcosa per aiutare tutti voi. Anche Bonnie e Violet e tutti i ragazzi dell'orfanotrofio in futuro si diplomeranno se lo vorranno. >> terminò. Il ragazzo la stava guardando come se lei fosse un fantasma. Fece pochi passi e tuffò la sua testa sulla spalla della donna scoppiando in lacrime. Pianse per quelle che a Jane sembrarono ore. Lo lasciò in cortile con la scopa. 
<< Non spezzarti la schiena mi raccomando. >> il ragazzo rise. Era bello vedere il suo sorriso, finalmente. Raggiunse Bonnie e Violet, raccontandole di quello che aveva detto a Jeremy. Anche loro piansero. Un po' per la commozione del racconto e un po' per loro stesse. Era arrivata l'ora di mettersi a letto però, e per Bonnie era una notte speciale. Le fece bere la pozione e in più estrasse un'altra piccola boccetta con un liquido che l'avrebbe aiutata a dormire. Anche Violet si mise a letto, e dopo aver letto qualche pagina del libro che Jane le aveva regalato, si addormentò. Jane si accomodò su una poltrona e si mise anche lei a leggere, pronta ad affrontare una lunga notte in piedi. Erano passate soltanto due ore, quando delle urla strazianti le fecero attorcigliare le budella. Si precipitò fuori e si scontrò con Jeremy. << Che cosa diavolo sta succedendo? >> gli chiese. 
Un altro urlò spaccò il silenzio della notte. << Non ne ho la minima idea...andiamo! >> corsero verso le urla. Alcuni bambini al piano inferiore erano usciti dalle stanze, spaventati. Una donna vestita di bianco con una cuffietta corse verso un corridoio assieme a Wanda. << Dov'è? >> disse concitata. Wanda le fece strada e sparirono. Jeremy spiegò a Jane che quella donna era l'infermiera dell'istituto, Madama Bellamy. I due le raggiunsero ed entrarono nella camera appena oltrepassata dalle due donne. Su un letto c'era Cody che si contorceva piangendo. Nei suoi occhi c'era un terrore che spaventò Jane. L'infermiera esaminò il ragazzino. La sua gamba era strana. Sembrava...piatta? La donna gliela sollevò, e la gamba, o meglio quello che sembrava essere la sua gamba, oscillò molle. Cody urlò, un urlò di terrore. << Le ossa, sono sparite. >> disse infine. Wanda singhiozzò. << Ma come è possibile...povero bambino! >> iniziò a piangere. Jeremy era livido. La sua bocca tremava, sembrava volesse dire qualcosa ma dalle sue labbra non uscì una parola. 
Jane si avvicinò all'infermiera << Ossofast! Ne avete? >> l'infermiera si illuminò ma poi sbiancò. << No, mi spiace...>> scosse la testa. << Wanda presto! Portami un gufo, e mi serve anche inchiostro e pergamena, me lo farò mandare dalla mia scuola! Corri! >> la cameriera annuì e corse via. << Cody? Mi senti? >> il bambino sembrava sotto shock. << Te le farò ricrescere le ossa, sta tranquillo... >> gli prese una mano. << Chi è stato? Ricordi qualcosa? >> il ragazzino aveva gli occhi sbarrati e non sembrava essere grado di parlare. Ma poi strinse forte la mano di Jane. << Io..io non me lo ricordo, ero in sala e poi mi sono ritrovato qui. Non ricordo. >> disse tremando. La vicepreside gli accarezzò i capelli. << Va bene, ora sta tranquillo. Risolveremo tutto. >> il bambino annuì. 
Jane si avvicinò a Jeremy. << Ho bisogno che tu vada da Bonnie, le ho dato la pozione questa notte. Devi stare con lei e riferirmi se qualcosa non va. >> il ragazzo annuì deciso e uscì anche lui dalla porta. Wanda rientrò con un gufo in gabbia pergamene e inchiostro tra le braccia. Jane scrisse veloce poche righe, legò la lettera alla zampa del gufo e lo lanciò fuori dalla finestra della camera. Poi si rivolse all'infermiera. << Resti in questa stanza e non si muova per nessun motivo. Il gufo arriverà a questa stessa finestra. Appena arriva mi mandi a chiamare.>> la donna annuì. << Wanda, andiamo dalla direttrice, subito. >> 
Non era un dispetto. Troppe cose strane stavano accadendo. Un ragazzino non poteva far sparire delle ossa. Non ne aveva i poteri. Qui c'era qualcuno che si divertiva a collezionare pezzi umani. La direttrice era sconvolta. Arrivò sull'orlo dello svenimento due volte. Parlarono nel suo ufficio da sole. Wanda attese fuori. Poi Jane udì la voce di Anna. Wanda spalancò la porta senza nemmeno bussare. La pozione era arrivata. Raggiunsero tutte la camera di Cody. Quando la direttrice vide la gamba del ragazzino svenne, stavolta per davvero. 
<< Cody, ascoltami. Farà molto, molto male. Sei pronto? >> spiegò Jane. Il bambino deglutì rumorosamente. << Rivoglio la mia gamba. >> disse deciso. Jane gli sorrise. << Se molto coraggioso. >> gli fece bere la pozione e attese che si addormentò. 
<< Ci vorrà tutta la notte e forse di più...8 ore mi pare. Gli stia vicino e se si sveglia gli dia qualcosa per il dolore. >> Madama Bellamy annuì. 
Wanda stava sventolando la direttrice con un panno. Jane prese il gufo e si diresse verso la stanza delle ragazzine. Jeremy era seduto sulla poltrona e faceva la guardia. Jane lo rassicurò sulle condizioni di Cody. 
<< Ma Jane... >> sussurrò il ragazzo. << Cosa...chi?>> chiese. 
<< Lo scoprirò Jer, puoi starne certo. >> 

Era stata una delle notti più movimentate della sua vita. La testa le scoppiava. Le ragazzine non si erano ancora svegliate, e Jeremy si era addormentato sulla poltrona. Lei invece era rimasta seduta sulla sedia davanti alla scrivania. Doveva scrivere molte lettere, porre molte domande, chiedere molti favori, e pensare. Era l'alba della vigilia di Natale. Aveva promesso a se stessa che quel Natale sarebbe stato diverso, ma non avrebbe mai pensato a nulla del genere...
Uscì dalla stanza e andò a trovare ancora una volta la signora Nixon. Parlarono per molte ore del progetto di Jane. A turno arrivarono anche Wanda e Gordon, chiedendo direttive per il giorno dopo. A Natale si usava tenere un grande pranzo per ringraziare tutti quelli che aiutavano l'orfanotrofio. Jane era naturalmente invitata e anche tutti i suoi amici del ministero che avevano fondato quel bellissimo progetto. Anche se era ancora molto scossa, la direttrice sembrava molto felice. Jane si offrì di occuparsi lei stessa di mandare gli inviti ai funzionari del ministero. Raggiunse la camera di Bonnie sperando la ragazzina fosse già sveglia. Sentì voci allegre arrivare dalla porta. Violet stava cantando e anche Jeremy. Bonnie aveva un grande sorriso. Guardò Jane e poi 
<< Lalalalalalalalalala! >>. La donna scoppiò a ridere con gli occhi lucidi. Bonnie le si lanciò tra le braccia. << Grazie! >> esclamò. << Di nulla piccola.>> 
<< Andiamo a trovare Cody? >> propose Jeremy. Bonnie arrossì. 
<< Adesso potrai dirgli che ti piace non sei felice? >> la prese in giro Violet.
<< Falla finita! >> urlò Bonnie.
<< Oh signora dorata che guaio che gli hai ridato quella lingua! >> continuò Violet. 
<< “ Le” >> la corresse Jane. Bonnie fece una linguaccia all'amica per mostrare la lingua in tutto il suo splendore. Andarono tutti assieme da Cody. Le ossa erano ricresciute, anche se il bambino sembrava molto stanco. 
<< Stanotte abbiamo combattuto assieme Bonnie, fammi vedere la lingua! >>. La ragazza lo accontentò e tutti scoppiarono in una forte risata. 
Jane doveva proteggere quei ragazzini. Ed era ciò che aveva intenzione di fare. 

<< Mi spiace costringerti a partecipare a questo evento il giorno di Natale. >> disse Jane entrando nella sala, addobbata a festa, dell'orfanotrofio. << Tranquilla, è per una buona causa >> rispose l'uomo che la accompagnava. Jane lo presentò alla direttrice. Mentre Duncan la distreva, Jane lanciò un incantesimo. Soddisfatta tornò alla conversazione. Quando tutti gli ospiti arrivarono il pranzo ebbe inizio. C'erano lunghi tavoli. I ragazzi erano seduti tutti assieme. Wanda era seduta con Gordon e Madama Bellamy. La direttrice era tra i suoi benefattori. Mentre pranzavano e chiacchieravano allegramente, un gufo atterrò sul tavolo, consegnando una lettera a Jane. Lei la aprì e sorrise. Scambiò un'occhiata d'intesa con Duncan e lui annuì. Jane prese la forchetta e tintinnò sul suo bicchiere, attirando l'attenzione di tutti. 
<< Vorrei fare un breve discorso se me lo permettete. >> La direttrice battè le mani e tutti la seguirono. Jane parlò del progetto che aveva in mente per l'istituto. Molti uomini del ministero annuirono approvandolo. Il sorriso di Jeremy era quello più aperto. Un altro forte applauso scrosciò al termine del discorso. << Grazie, grazie. Ma non è l'unico annuncio che devo fare oggi... Oggi, davanti a voi tutti, sono qui per smascherare un collezionista anomalo...è d'accordo con me signor Thompson? >>. L'uomo la guardò sbalordito. La direttrice si portò una mano alla bocca. 
<< Che cosa sta dicendo, mi scusi? >> chiese l'uomo alzandosi in piedi. 
<< A lei piace collezionare oggetti non è vero? Figurine, orologi da taschino, parti umane...>>. La direttrice sembrava sull'orlo dello svenimento.
<< Non resterò un minuto di più ad ascoltare queste fandonie! >> crack, crack. L'uomo era ancora in piedi. Tutta la sala lo stava guardando. 
<< Non si disturbi a smaterializzarsi, sulla sala c'è un incantesimo che lo impedisce. >> sorrise la donna. 
<< Lei è impazzita! Come osa! Non sa chi sono, quali prove...>> iniziò l'uomo. 
<< Oh le prove. Inizialmente avevo solo dei sospetti, ma si dà il caso che la prova mi sia appena arrivata con quel gufo >> spiegò indicando il volatile che era ancora appollaiato sul davanzale della finestra. << Un auror mi ha appena confermato gli strani oggetti che colleziona, signore. Quel gufo arriva fresco dalla sua tenuta >> . L'uomo sbiancò. << E questo bell'uomo al mio fianco è un altro auror, venuto qui per arrestarla >>. Duncan si alzò. 
La sala era silenziosa, sembrava che tutti stessero trattenendo il respiro. 
Il signor Thompson fece per scappare ma Gordon gli si fiondò addosso e lo stese con un pugno 
<< Questo è per il mio orecchio, lurido verme >>. Un forte applauso scoppiò accompagnato da urla e inneggiamenti. Duncan arrestò il signor Thompson che si era ormai arreso al suo destino. Wanda saltò al collo del signor Blossom e gli diede un bacio passionale. Jeremy fischiò. Quando tutti si furono calmati Jane attirò di nuovo l'attenzione di tutti. 
<< Dimenticavo di dire una cosa...Buon Natale!!>> nella sala scattò di nuovo il delirio. 

Il giorno dopo Jeremy arrivò in sala sorridendo, mentre tutti facevano colazione. In mano stringeva la gazzetta del profeta. Violet gliela strappò dalle mani. 
L'articolo descriveva Jane come un eroina, e spiegava come il signor Thompson avesse approfittato della povertà dell'orfanotrofio per agire indisturbato, usando poi un 'incantesimo della memoria sulle vittime. 
<< Jane Watson, o “la signora dorata” come la chiamano affettuosamente i bambini dell'istituto...>> lesse Violet ridendo. Jane si accigliò. << Devo ringraziare i gemelli suppongo...>> borbottò. 
<< Veramente è stata Wanda, l'ho sentita mentre lo diceva tutta fiera al giornalista! >> ammise Cody. Tutti risero, anche Jane. 
Adesso aveva due famiglie, Hogwarts e l'orfanotrofio. Non potevano essere così diverse quanto uguali. E lei era felice. Sapeva che avrebbe dovuto lavorare il doppio, ma ne valeva la pena. La direttrice la mandò a chiamare. Uscirono tutti fuori, davanti all'entrata principale. Wanda teneva un specie di tenda sulla targa del nome dell'orfanotrofio. La signora Nixon fece cenno alla cameriera di tirarla giù. La targa brillava dorata e il nome precedente era sparito, sostituito da un altro. 
“ Jane's Friends “. La direttrice le mise una mano su una spalla << Mi sembrava più appropriato >> le sorrise. Jane ricambiò il sorriso, commossa. 


Valutazioni 

-idea della trama 38/40
-suo sviluppo 49/60
-attinenza alle richieste 37/40
-correttezza grammaticale e ortografica 27.5/40
-stile 51.5/60




NightMagic191




Charing Cross Road era un tripudio di luci e colori: il Natale era ormai alle porte, e sembrava che nessuno avesse badato a spese. Luminarie variopinte pendevano sulla strada, e le vetrine dei negozi erano piene di fiocchi, pacchi regalo, pupazzi di neve ammiccanti e neve finta.

Nessuno notò i due personaggi che erano appena scomparsi in un locale piccolo e ben nascosto chiamato Il Paiolo Magico
Salutati gli avventori del pub e il calvo barista, raggiunsero il retro del locale e passarono attraverso il ben noto muro di mattoni.
Com’era diversa Diagon Alley! Un tempo, durante il Natale, era un’esplosione di gioia: decorazioni magnifiche e fatine vive abbellivano la nota stradina, e ci si augurava buon Natale anche fra sconosciuti. Ma da quando Lord Voldemort era salito al potere, l’ascesa delle Arti Oscure era divenuta inarrestabile. Da allora la gente aveva paura di uscire anche solo per comprare i biscotti ai propri gufi, e presto anche la ridente via tutta curve e negozietti diventò triste, cupa e paurosa. Solo la neve ora ricopriva tutto come un sudario, come a seppellirne il bel ricordo.
I due uomini scossero tristemente la testa e, alzato il cappuccio dei mantelli, si avviarono per la strada.
Erano una strana coppia, ma quando si trattava di risolvere misteri erano le persone giuste.
Il più astuto e capace nel campo della Maginvestigazione, Hermes Parront era stato contattato per un caso di calderoni rubati. Di solito non accettava incarichi così scialbi, ma in tempo di crisi doveva accontentarsi. Alto e allampanato, con una zazzera di capelli scuri e una barbetta a punta che lisciava di continuo, era sempre accompagnato dal fidato amico Alfred Haspring.
-Questo posto mette i brividi- mormorò Haspring, trotterellando sulle gambette per tenere il passo dell’investigatore. 
-Aspetta di vedere Nocturn Alley- disse Parront in tono vissuto, conducendolo nella strada laterale dall’insegna scolorita e sbucciata.
Non furono sorpresi di notare l’esigua differenza tra le due vie: anche qui i negozi erano bui e tristi, come se un terribile virus avesse distrutto ogni forma del Natale.
-Dunque,- esordì Parront -l’indiziato è un certo Mundungus Fletcher. Le mie fonti mi riferiscono che è un ladruncolo da quattro soldi, dedito ai furtarelli e al contrabbando di materiale non commerciabile di ogni classe. Il caso potrebbe dirsi chiuso, perciò siamo qui solo per coglierlo con le mani nel sacco. Scommetto che non si beccherà più di qualche giorno al fresco...-
Un urlo agghiacciante risuonò per tutta Nocturn Alley, e subito una gran folla si riversò nella stradina. Parront e Haspring sfoderarono le bacchette e si precipitarono in direzione del grido. Superando sudice fattucchiere e ambigui figuri avvolti nei mantelli, i due si trovarono davanti ad una scena sconvolgente: una donna era riversa a terra, nella neve, in una pozza di sangue.
L’investigatore intimò ai presenti di stare indietro e ordinò di contattare i GuardiaMaghi, ma alla sola parola tutti fuggirono a gambe levate. Al che Haspring si offrì di andarli a chiamare personalmente, più che altro perché la vista di quella scena stava per farlo sentire male.
Non appena il collega si fu allontanato, Parront s’infilò i guanti e iniziò ad analizzare la zona. A terra, immersi nella neve insanguinata, vi erano solo il cappello rattoppato della donna, un sacchetto di velluto e una bottiglia di cristallo in frantumi.
La cosa che lo lasciò più perplesso fu che intorno alla donna non vi erano né impronte che si avvicinavano né che si allontanavano, segno che il colpevole doveva aver agito da lontano, Formulò un paio di incantesimi, ma non trovò niente che potesse indicare come la donna fosse stata aggredita. In poche parole, il mistero si infittiva.
Passò agli indizi: forse da lì avrebbe scoperto qualcosa di utile. Appellò il sacchetto e lo esaminò con cura. Al suo interno trovò una discreta quantità di quelle che sembravano ossa di ratto. Represse una smorfia di disgusto e con un gesto della bacchetta sollevò il coccio di bottiglia che portava ancora l’etichetta. Con suo sollievo lesse “sangue di bradipo”. -Allora non è suo, il sangue...- Con prudenza prese il polso della donna e constatò che c’era ancora battito. Doveva essere solo svenuta. -Reinnerva!- pronunciò, puntando la bacchetta sulla donna. Questa restò immobile per un instante, poi socchiuse gli occhi e batté le palpebre, confusa.
-Do-dove sono? Che è successo?- si chiese, riprendendo lentamente conoscenza.
-Si calmi, signora. Respiri piano e stia tranquilla. Quando si sentirà pronta le farò qualche domanda- le disse. Si tolse il mantello e coprì la donna, che tremava dal freddo. -E resti giù, non vorrei che le mancassero di nuovo i sensi.-
-Io proprio non capisco...- sospirò la donna.
-Cosa?-
-Perché? Perché è successo a me?-
-Cosa è successo?-
La donna inspirò profondamente, ma non proseguì.
Parront la incoraggiò. -Cosa è successo? Chi l’ha aggredita?-
-Cosa?-
-Chi l’ha aggredita, signora?-
-Ma che dice, nessuno mi ha aggredita!-
-Come? Signora, è sicura di quello che dice?-
-Si, certamente.-
-Non è possibile!- esclamò l’investigatore, lisciandosi nervosamente la barbetta.
-E perché no?- rispose lei sorpresa.
-Ma lei è svenuta!-
-Lo so.-
In quel mentre, un rumore ovattato di passi nella neve annunciò loro l’arrivo dei GuardiaMaghi. Il piccolo, spaventatissimo Haspring era in coda al gruppo. -Io... resto qui, in caso arrivino intrusi...-
-E’ tutto a posto, la signora non è morta.- lo tranquillizzò Parront.
-Morta? E perché dovrei essere morta?- rispose indignata la donna.
-Signora, abbiamo sentito un grido spaventoso, e quando siamo arrivati l’abbiamo trovato a terra in una pozza di sangue.-
-Oh, capisco.-
-Lei capisce?-
-Si, certamente.-
-Dunque vuole dirmi che è svenuta e che nessuno l’ha aggredita?-
-Esattamente.-
-E cosa è successo, allora?-
-E’ colpa del sangue.- rispose la donna in tono pratico.
I GuardiaMaghi si guardarono tra loro, senza sapere se ridere o preoccuparsi.
-La prego, signora, prima di farci impazzire tutti, ci spieghi cosa è successo.- la supplicò l’investigatore.
-Vede, è tutto molto semplice,- esordì la donna in tono pratico fissando il cielo bianco latte sopra di lei. -Questa mattina, come ogni giorno, sono andata all’emporio del caro Mortimer a prendere gli stuzzichini per il mio Furia.-
-Ecco spiegate le ossa di topo- mormorò Parront, cercando di immaginare che razza di animaletto potesse avere un nome simile. 
-Cosa? Comunque, dicevo, sono andata da Mortimer. Poi ho notato che sul bancone aveva una bella bottiglia. Sapete, ho un debole per le per le bottigliette... le colleziono, ne ho più di mille e...-
-Si, si, andiamo avanti- tagliò corto l’investigatore.
-Certo, certo- rispose stizzita. -Dunque, ho detto a Mortimer che quella bottiglia era davvero splendida, e il caro Mortimer è stato così gentile da regalarmela. Come dono di Natale, ha detto. E’ sempre così buono con me, lo sa... Non ho badato al contenuto, ma mi sono accorta dell’etichetta, anche se non riuscivo a leggere cosa c’era scritto... non avevo con me gli occhiali, sa, il caro Mortimer...- ridacchiò la donna, sempre fissando il cielo. -Ho capito, vado avanti. Sono uscita dal negozio, e dopo aver fatto qualche passo mi sono fermata a vedere cosa conteneva la bottiglia. Sa, la curiosità...- ridacchiò di nuovo. -Beh, ho stappato la bottiglia, ho annusato il contenuto e... sono svenuta.-
-Ma come? Così, senza motivo?-
-Oh no, il motivo c’è.-
-C’era del veleno? Un sonnifero, forse.-
-Ma no, che sciocchezza.-
-E allora qual è il motivo?-
-Detesto il sangue. Ho sentito l’odore e ho capito che era sangue. Così sono svenuta.-
-E’ svenuta per il sangue?-
-Si.-
-E nessuno l’ha aggredita?-
-No.-
-Erano meglio i calderoni rubati.-
 

FINE


Valutazioni


-idea della trama 29.5/40
-suo sviluppo 46/60
-attinenza alle richieste 32/40
-correttezza grammaticale e ortografica 37/40
-stile 48/60




Maggydrake

Natale a Notturn Alley – Giallo
 
Harry era a Notturn Alley, ma non sapeva perché. La storia era iniziata così di colpo e ci si era trovato in mezzo. 
Che faccio qui? Pensò. 
Una cosa qualsiasi! Non l’ho scelta io l’ambientazione! Scrisse Maggy, che non sapeva da dove iniziare a scrivere quel giorno. 
Harry iniziò a camminare un po’ infastidito, Notturn Alley sembrava addobbata per le festività Natalizie. Sempre che tutto ciò si potesse chiamare ‘addobbi’. Rami d’abete ammuffiti penzolavano dalle insegne dei negozi, insieme a lucine spettrali a lente intermittenze. Nelle vetrine si scorgevano palline e fiocchi di neve di cristallo coperti di polvere e perfino alcune sculture che sembravano di ghiaccio, ma che raffiguravano orrende creature simili a yeti. 
Harry si ricordò improvvisamente cosa ci faceva a Notturn Alley, e tirò fuori dalla tasca una lettera lievemente stropicciata, che Edvige gli aveva consegnato quella mattina. La aprì e la rilesse:
 
Questo pomeriggio a Notturn Alley,
il Natale sarà un misterioso giallo da risolvere..
 
Harry alzò le sopracciglia. Ma nessuno abboccherebbe ad una lettera simile! Sbottò.
Silenzio! Disse Maggy. Proprio tu parli, che ficchi sempre il naso ovunque. Non sapevo cosa scrivere e non ho tempo da perdere con i contest Letterari, perciò adattati! u-u e continuò a scrivere.
Harry sospirò e si ricacciò la lettera in tasca. Si guardò intorno. Tutto sembrava normale; insomma, normale per Notturn Alley. Stava giusto pensando di andarsene quando improvvisamente una vetrina alla sua destra attirò la sua attenzione. L’albero di Natale al suo interno era giallo, un bellissimo giallo oro splendente dalla testa ai piedi. Harry alzò gli occhi sull’insegna, era Magie Sinister.. decisamente strano. Poi si voltò e rimase a bocca aperta. Notturn Alley era completamente gialla! Non solo la neve e gli addobbi erano diventati gialli, anche le case, i portoni, i sassi e la polvere di Notturn Alley erano gialli. Harry osservò un passerotto giallo sotto un lampione giallo becchettare briciole gialle. Infine si vide riflesso su una vetrina: era giallo anche lui!  
Davvero molto molto divertente. Questo non farà diventare la storia un giallo! Fece Harry osservando però la neve gialla a terra con curiosità. 
Non so scrivere gialli mi dispiace D= su, adesso risolvi il mistero del giallo. u-u
E come dovrei fare? Non ho nessun indizio! Ribattè Harry.
Che ne so, cerca in giro! E poi hai la lettera. Concluse Maggy.
Harry si rifiutò di tirare fuori nuovamente la lettera e si sedette per terra senza fare alcuno sforzo per risolvere il mistero. Intanto gente gialla aveva iniziato ad uscire dalle case e dai negozi e si agitava parlando ad alta voce e correndo per la strada. 
- Puahahahah, Potter giallo! - 
Harry sobbalzò. Ma perché proprio quella voce doveva sentire?
Draco Malfoy era fermo qualche metro alla sua sinistra e lo indicava ridendo, completamente giallo. 
Harry saltò in piedi.
- Malfoy! Sei stato tu! Mistero risolto. – disse incrociando le braccia con aria saccente. – e ora fai tornare tutto normale. –
Malfoy alzò un sopracciglio. 
- Davvero intelligente Potter, non mi stupisce che tu non sia finito tra i Serpeverde. Per quale motivo avrei dovuto tingere tutto di questo orrendo giallo tasso? E anche me stesso! -  
In quel momento arrivarono correndo Ron e Hermione (completamente gialli anche loro), perché la Maggy si era accorta che Harry da solo non sarebbe riuscito a compicciare niente e qui si erano già raggiunti i 2000 caratteri richiesti dal contest. Non si poteva mica far durare cinque pagine questa storia insulsa!
- Harry! La Mag.. ehm volevo dire Edvige ci ha detto che sarebbe successo qualcosa a Notturn Alley e che tu stavi indagando e avevi bisogno di aiuto, così siamo corsi qui, e appena entrati siamo diventati gialli! –  disse Hermione tutto d’un fiato.
- Edvige? – fece Ron guardando Hermione con aria interrogativa, lei in risposta gli pestò un piede. 
La scenetta non sfuggì a Malfoy. – Sembrano un sacco di cose da dire per un civetta. Potter forse dovresti far indagare lei al tuo posto, sembra più loquace di te. – commentò Draco. 
Harry gli fece una smorfia. 
- E va bene, dobbiamo finire questa storia più in fretta possibile, siamo tutti gialli e ho una lettera come unico indizio. – disse Harry ritirando fuori la maledetta lettera, adesso gialla pure lei. 
- Esaminiamola attentamente. – disse Hermione. – 
Si chinarono tutti e tre sulla lettera. 
- Questa sembra una bruciatura – osservò Ron guardando un bordo annerito della lettera.
- L’inchiostro è di un singolare color verde smeraldo, non dev’essere molto comune. – osservò Hermione.
- Ei, anche la lettera è diventata gialla. – osservò Harry.
Tutti alzarono un sopracciglio.
- A me sembra la calligrafia del Professor Silente. – disse infine Malfoy. 
- Santo Merlino, è vero! – gridarono in coro Harry, Ron e Hermione con gli occhi sgranati. 
 - Qualcuno mi ha nominato? – il Professor Silente si era materializzato a un centimetro da Malfoy che si prese un infarto e cadde a terra. Era completamente, dalla punta del cappello alla punta delle babbucce, colorato come al solito. Neanche un puntino di giallo. 
- Professore, ma quindi, è stato lei? – disse Hermione, indecisa se fare qualcosa per Malfoy o lasciarlo per terra morto. 
- Esatto signorina Granger, esatto. – mormorò Silente ammiccando da sopra gli occhiali a mezzaluna, mentre rinveniva Malfoy con un gesto annoiato della bacchetta. 
- Ma, perché professore? – disse Harry. 
- E che ne so, la storia doveva avere un colpevole, non vi pare? – ridacchiò Silente. 
- Questo è il peggior giallo mai scritto. – disse Malfoy con un senso di nausea, mentre si ritirava su. 
- Si però non si può dire che non sia giallo. – osservò Silente guardando cadere fiocchi di neve giallognoli. 
- Professore la prego potrebbe.. far tornare..? – balbettò Ron, le lentiggini gialle.  
- E va bene. – sospirò Silente. Eseguì un complicato movimento con la bacchetta, mormorando alcune parole sottovoce, e così come era apparso tutto il giallo scomparve. – Peccato, sembrava divertente. Molto bene, torno al mio pranzo di Natale, arrivederci Harry, Signorina Granger, Weasley, Malfoy. Buon Natale. – e con un ultimo sorriso, svanì. 
- Tutto questo è privo di senso, siete tutti pazzi! – disse Malfoy allontanandosi a grandi passi senza neanche degnarli di un ultimo sguardo. 
- Ok adesso possiamo andare a mangiare. – disse allegramente Ron. – Vieni Harry? – 
Harry aveva un’aria contrariata.
- Si ma io mica ci ho capito niente. – 
Lascia stare Harry te lo spiego un’altra volta. L’importante è che io abbia scritto qualcosa u-u Buon Natale a tutti!
 

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Valutazioni

-idea della trama 26.5/40
-suo sviluppo 39/60
-attinenza alle richieste 27/40
-correttezza grammaticale e ortografica 32.5/40
-stile 47.5/60
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Messaggio Da NightMagic191 Lun Gen 12, 2015 8:18 pm

Complimenti Summer, bellissimo racconto! uu uu uu  Avevi ragione a dire che sarebbe stato lungo, ma hai fatto benissimo a non tranciarlo! uu
Maggy... rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo 
Sono in lacrime davanti al pc, non riesco a smettere di ridere! rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo rotolo
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Messaggio Da Maggydrake Lun Gen 12, 2015 8:58 pm

Oh beh almeno il mio racconto era simpatico u-u XD congratulazioni Night e Summer =D bellissime storie =O
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Messaggio Da minerva mc grannit Lun Gen 12, 2015 9:53 pm

io mi sono innamorata  del racconto di summer...lingue a pezzi a parte...mi ha commosso.
comunque complimenti anche a tutti gli altri!!!(almeno avete scritto meglio di come io avrei scritto se avessi fatto questo contest!)
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